lunedì 23 novembre 2009

Perdendo l'anima

Il caso Cucchi come il caso Brenda mi stanno facendo riflettere molto. Non riesco a provare compassione, non ce la faccio e questo è un cruccio che mi porto dietro da un po' di giorni.

Allora, io sono cattolico praticante; ma sono uno di quelli che, se fosse vissuto nel Medioevo o nel Rinascimento, sarebbe finito dritto senza passare dal via su qualche rogo oppure a fare un po' di stretching sulla ruota oppure a guardare dall'interno il delicato meccanismo della vergine di Norimberga, sicuramente prima di moltissimi che si definiscono atei e si proclamano mangiapreti à la page; basti pensare che ho avuto una figlia prima del matrimonio, non sono d'accordo su quasi tutte le posizioni dell'uomo germanico, il crocifisso nelle aule lo manterrei solo per ricordare (come ho scritto nel post) le battaglie europee (io non porto alcun crocifisso da nessuna parte, a parte quando vado in paesi musulmani - Arabia esclusa, non sono un kamikaze - ma per un motivo solo identitario) e la contraccezione la imporrei in tutto il III mondo con metodi malthusiani. La mezz'ora/quaranti minuti che passo in Chiesa ogni domenica (quasi, dì la verità, dai che le cazzate hanno le gambe corte e già hai una coscienza nera, ci manca solo che scrivi le bugie sul tuo blog e poi sei a posto con il mentire a te stesso), mi serve a riflettere su me stesso (e sentire leggere da qualcuno le letture meno pulp mi piace, perchè la Bibbia è il libro più pruriginoso e denso di violenza che ci sia, Bukowski è roba da educande a confronto, a mia figlia, fino a che non raggiunge una certa età, col cazzo che le lascio una Bibbia in mano, così, da sola) ed anche questa settimana ho provato, cercando di trovare un po' di pietà per i casi citati nel post precedente. Niente, Nada, Nichts.

Non riesco a provare alcuna compassione. In pratica non c'è, è sparita.

L'anima è qualcosa di inutile, non serve, è come Reppetto negli 883. E qui nasce il problema: da quando Reppetto se n'è andato, io non riesco più ad ascoltare gli 883. Io, in musica, sono onnivoro, nel senso che mi posso trangugiare anche le peggiori schifezze, solo che devo sentirle "mie". Gli 883 nel '92 parlavano a me 18enne di provincia che aveva appena finito le superiori e cominciava a vedere cosa c'era al di là del cancello dorato della scuola (perchè la scuola può sembrare una merda quando ci si è dentro, ma è una vacanza rispetto a quello che arriva dopo). Poi Reppetto, che non serviva, che era lo scemotto che saltellava accando a Pezzali durante il Festival Bar perculato da tutti, se n'è andato e... beh, chi è mai riuscito più ad ascoltare interamente un'altra canzone di quel mollaccione dallo sguardo fisso?

La mia paura e questa, di stare perdendo qualcosa di inutile e di perculabile, che potrebbe rivelarsi fondamentale.

6 commenti:

essere disgustoso* ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
essere disgustoso* ha detto...

il credo religioso, a mio giudizio, non ha a che fare con l'indignarsi: mi indigno io che sono ateo e non s'indigna alfano, che si dichiara cattolico, o la russa, che si batte nel pomeriggio di canale 5 per difendere il crocifisso invece di pubblicizzare la giornata per la memoria ai caduti per le missioni di pace (...).

la mia riflessione sulla capacità di farlo l'ho fatta nei commenti al post precedente: se nessuno si indigna più per niente, e ce ne sono di cose per cui indignarsi, nulla ha più senso dato che tutti si sentono giustificati a fare tutto.

ps
concordo sulla bibbia: è una ficata pazzesca!!! stupri incestuosi, fulmini, omicidi d'infanti, inseguimenti nel deserto, coprofagia... è una delle mie letture preferite.

e come non ricordare il mio personaggio preferito: lot, colui che prima venne fatto ubriacare e poi fu violentato dalle sue tre figlie vergini in assetata ricerca di prole!
adoro quel libro: isaia se lo mangia, quell'irvine welsh!

23 novembre 2009 19.49

mauro ha detto...

stai veleggiando sul metafisico.....alla tua età è un segno di un certo peso.saluti,mauro.

Attila ha detto...

@ ED* : a me l'indignazione mi è sempre stata sul gozzo. Ci si indigna per cercare di lavare la propria coscienza. Io mi preoccupo di non riuscire più a provare pietà.

@ Mauro : probabilmente avendo a che fare tutto il giorno con questioni troppo "materiali", mi piacerebbe provare a trascendere, ma non ci riesco. Mi sto preoccupando perchè ormai vedo solamente il rapporto causa/effetto e non riesco a superare questo dualismo.

essere disgustoso* ha detto...

su indignazione e coscienza, invece, credo sia il contrario: se ho la coscienza sporca non posso indignarmi. al massimo posso fare finta.

sulla pietà... bo'. non sono uno psicologo nè michelangelo.

al massimo sono qualificato per un pippone pregno di retorica da programma televisivo pomeridiano sull'egoismo che corrode i nostri tempi sino a farci dimenticare che, sotto quella carne calda, batte un cuore bollente.
se può servirti...

Attila ha detto...

Perchè non ti potresti indignare con la coscienza sporca? Se io assumo il fatto che l'altro ha fatto cose peggiori delle mie, mi posso tranquillamente indignare.

L'indignazione è un qualcosa che si può assumere un tot al chilo, anche le signore del pubblico di Uomini e Donne si indignano per qualche fregnaccia che dicono o fanno gli acefali protagonisti del programma.

Per provare pietà (vera e non di facciata, come quegli stronzi che applaudono durante i funerali), bisogna riuscire a sentire un minimo di empatia per la sorte della vittima.