venerdì 31 dicembre 2010
Augurio a reti unificate
Buon anno a tutti coloro che si impegnano nella comprensione del futuro diveniente all'interno di un'ottica globalizzantemente particolareggiata che guarda al domani non respingendo gli insegnamenti di ciò che è stato ieri, ma valutando eticamente ed oggetivamente tutti i mutamenti di un campo morale e fisico, speranzosi concretamente di una nuova passione che non estingua il precedente fuoco, ma lo rinnovi in una ricorrente estasi mobilitativa che si rifà ad istanze passate, ma presenti a tutt'oggi nella visione di un uomo che non è più staticamente ancorato a valutazioni paludate, bensì tendente a nuovi valori mutuati da una tradizione sempre valida e formativa di una coscienza che ancora ci regala la positivà di un momento in cui la deriva occidentale mostra la corda, noncurante di nuove forze sociali che si affacciano allo stantio panorama italiano, fermo nella sua barbarie ad una secolarizzazione dei costumi che non si confà ad un moderno e normale Stato avanzato, la cui prospettiva non può essere basata su inconsistenti quanto perniciosi personalismi che sfociano nel culto del leader, il quale deve essere, per forza di cose, non protagonista, ma umile cooperante di una società civile che trova al proprio interno, in virtù di una democratica quanto rivoluzionaria mozione, la facoltà e l'abilità a raggiungere nuovi traguardi e a porsi nuovi obiettivi per scortare la popolazione tutta verso un più prospero passaggio dalle ombre scure dell'illegalità diffusa e dilagante ad una lotta contro l'evasione e l'eversione strisciante che si dipana attraverso l'idolatria di una non meglio precisata maggioranza che vorrebbe imporre autoritariamente le proprie regole contro a qualsiasi pulsione di rinnovamento filosifico e mentale della totalità degli individui che si fanno uno manifestando un dissenso che viene dal profondo e che non può, per questa ed altre ragioni, essere ignorato da chi, ottusamente, rimane ancorato ad un potere che non è dispositivo, ma solamente ausiliario, previo il riconoscimento del disagio dimostrato dai nostri ragazzi che sono a ricordare l'esperienza dei giovani vessati da una gerontocrazia che non li vuole espressione di un patrimonio che è vivo, concreto, gioioso anche se insidiato da poteri occulti che infiltrano presagi oscuro nella candida gaiezza di un procedimento che non può e non vuole essere fermato da forze oscurantiste che reagiscono al sentimento aperto e leale, disinteressato e candidamente genuino esibito da chi non vuole sottostare a logiche perverse e folli che non tengono conto di una mutata spiritualità di ritorno su temi fondamentali quali possono essere la spinta ad una nuova affermazioni di valori naturistici e naturalistici velati da una apprensione sempre crescente per un riscaldamento che non è solo dei cuori di coloro che non sottostanno o non vogliono sottostare ad una prospettiva meccanicistica e falsamente meritocratizzante che distoglie dalle battaglie ecologicamente moralizzatrici che portano giocoforza ad una nuova presa di coscienza verde e libera, consapevole di un futuro che si gioca in un momento storico dove nuovi impulsi hanno ridato coraggio a chi si sentiva perduto e sperduto, con la prospettiva di un sole che sta rinascendo nel percorso di chi non ha mai voluto arrendersi ad una finzione che riteneva sbagliata correttamente intendendo il proprio io con un'universalità di temi che non possono essere, da ora, più taciuti o passati sotto silenzio, in quella valle delle ombre che loro, sappiamo bene a chi ci si riferisce, vorrebbero sempre attuale ed imperitura, chiusa nei loro cassetti e dietro a quegli omissis che giustizia vorrebbe coraggiosamente aperti e sui quali c'è, i veri eroi, chi ha intenzione di procedere scavando a fondo nei mali che la storia ci ha lasciato in eredità, ma che disconosciamo, chiedendo una chiarezza sconosciuta alle nostre latitudini, ecco Verità, non menzogneria o foriera di nuovi apparati inculcati forzosamente nelle menti giovanili distorte da uno spettacolo ininterrottamente televisivo basato sulle paure di una civiltà antica che ha perso per la strada le sue radici in un eterno processo di decrescita amorale e illegittima, basata su quello che l'opinione pubblica non può non sapere e non può più giudicare un male minore che ammorba e trascina sul fondo di questa palude che fu lago e che ora ristagna in una decadenza dei costumi che non ha precedenti nell'aurea costituzionalmente garantita di una legalità che non si baratta e non si deve barattare per un tozzo di pane, uno spettacolo sportivo e qualche coscia scandalosamente ignuda che travia la purezza del pensiero che non deve essere svilito nell'infida forma di una mercificazione dilagante che umilia l'essere umano nell'antetitesi di una forma pura e limpida nelle intenzioni e nelle azioni che sviscerano la volontà di non abbassarsi alla corruzione della carne e dell'animo che questi tempi così bui e individuali costringono coloro che non hanno la volontà necessaria a perseguire gli obiettivi a cui tutti siamo demandati.
Un bel Sbroc per finire l'anno in gloria
Ecco, quando leggo un post così, con tutti gli annessi commenti, che può essere definito uno Sbroc tout court, spero proprio che la Piccolina mi chieda da grande di fare l'idraulico.
E se va bene a me, buona sbroccata a tutti.
E se va bene a me, buona sbroccata a tutti.
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giovedì 30 dicembre 2010
Tipo Ma' Baker, Daddy Cool e Rasputin

Cazzo, mentre io mi sto rompendo la testa sulle gare d'appalto per il 2011 anche oggi finendo dopo le 21, è morto il cantante dei Boney M...
Addio alla discoteca di mia zia in cui entravo da bambino mentre facevano le pulizie...
Addio anche alla discoteca in quanto tale, tanto ormai non ce ne sono quasi più...
Addio alla sala relax quando facevo il buttafuori, perchè nella revival c'erano solo i 35enni che non erano troppo impasticcati, al max un po' di polvere che non li rendeva particolarmente aggressivi...
Addio a quelle giacche che si potevano portare solo in quel periodo lì senza passare per forza per "frocioni" (citazione da "Fracchia La Belva Umana", così se qualcuno mi rompe i coglioni con il politicamente corretto è servito)...
Addio alle più cafone copertine (esempio in testata) per 45 giri di tutti i tempi (no, Papetti faceva le copertine dei 33, ricordate male)...
Che fine anno di merda.
Addio alla discoteca di mia zia in cui entravo da bambino mentre facevano le pulizie...
Addio anche alla discoteca in quanto tale, tanto ormai non ce ne sono quasi più...
Addio alla sala relax quando facevo il buttafuori, perchè nella revival c'erano solo i 35enni che non erano troppo impasticcati, al max un po' di polvere che non li rendeva particolarmente aggressivi...
Addio a quelle giacche che si potevano portare solo in quel periodo lì senza passare per forza per "frocioni" (citazione da "Fracchia La Belva Umana", così se qualcuno mi rompe i coglioni con il politicamente corretto è servito)...
Addio alle più cafone copertine (esempio in testata) per 45 giri di tutti i tempi (no, Papetti faceva le copertine dei 33, ricordate male)...
Che fine anno di merda.
martedì 28 dicembre 2010
La lepre di fronte ai fari
Durante la settimana di ferie prima di Natale ho sofferto della solita "insonnia" da calo di tensione lavorativa (lo so è una cosa patetica, ma quando sono sotto tensione dormo meglio, o meglio, dormo), per cui mi sono passato un po' di nottate davanti a Sky Cinema.
Non ricordo quando, mi sono trovato davanti al film di Muccino "Baciami ancora".
Facciamo un po' di outing: a me era piaciuto (con moderazione, non piaciuto come Die Hard o come Star Wars per fare esempi) "L'ultimo Bacio", non tanto per la storiella in sé, quanto perchè ero riuscito ad immedesimarmi con i personaggi. Avevo 26 o 27 anni e i tizi vivevano qualcosa di molto simile a quello che stavo passando io in quel momento. Quei tizi potevano essere tranquillamente alcuni dei miei amici.
Fine dell'outing, torniamo al film.
La storia è quella degli stessi personaggi dell'ultimo bacio invecchiati di qualche anno, davanti alla prospettiva di arrivare ai 40, praticamente miei coetanei (ne farò 37 tra molto poco...).
Il problema è che in questo cazzo di film i tizi sono degli adolescenti che dinostrano 40 anni, non hanno più i miei problemi, non hanno più i miei interessi, hanno in mente solo cazzate e sono degli sfigatoni che giocano a fare i teenager fuori tempo massimo. Sono dei frustratoni che non riescono a vivere la propria età e risultano figurette patetiche senza un minimo di spessore, tutte a frignottine e risatine e sognetti del cazzo da segaioli (maschili e femminili, indistintamente).
La storiella fa cagare, ma questo è un dettaglio.
La questione è che mi sono sentito come la lepre di fronte ai fari di un tir che nella notte gli sta venendo addosso. Ho provato la visione del sublime pseudokantiana. Era talmente orrido che ne sono rimasto affascinato, talmente insulso che volevo vedere a quale punto riusciva ad arrivare (il "suicidio" di Santamaria è una delle scene più patetiche che abbia mai ardito vedere, peggio di un film porno pseudoamatoriale tedesco) e puntualmente rimanevo estasiato.
L'estasi del patetico: più in basso di così, in quel momento, ero sicuro di non potere mai più arrivare (lo so, al peggio non c'è mai limite, ma lasciatemi le illusioni). E' fantastico, è un momento in cui il Mondo si ferma e ci si inabissa nell'orrido. Tu guardi l'abisso e l'abisso ha lo sguardo vacuo e i capelli posticci di Giorgio Pasotti, ha la recitazione incerta di Stefano Accorsi, ha l'espressione monocorde di Pierfrancesco Favino, ha l'impossibilità di recitare un pianto verosimile di Vittoria Puccini, ha il modo scalcagnato di interpretare un depresso cronico di Claudio Santamaria, ha la negazione di ogni forma di attorialità di Marco Reggiani, ha l'imbarazzo nel vedere sullo schermo uno che tenta disperatamente di fare qualche mossetta senza mostrarsi implacabilmente impacciato di Primo Reggiani (ma nemmeno alla recita delle elementari...), ha l'assenza di qualsivoglia espressione di Alessandro Giannini (sarebbe perfetto come Robocop con la barba, a patto che non tolga il visore), ha l'inverosimiglianza di Sabrina Impacciatore, ha lo stridore della conzoncina di Jovanotti...
Ai titoli di coda mi sentivo rinato, ero arrivato a toccare un tipo di Nadir e mi era venuto anche un po' di sonno.
Non ricordo quando, mi sono trovato davanti al film di Muccino "Baciami ancora".
Facciamo un po' di outing: a me era piaciuto (con moderazione, non piaciuto come Die Hard o come Star Wars per fare esempi) "L'ultimo Bacio", non tanto per la storiella in sé, quanto perchè ero riuscito ad immedesimarmi con i personaggi. Avevo 26 o 27 anni e i tizi vivevano qualcosa di molto simile a quello che stavo passando io in quel momento. Quei tizi potevano essere tranquillamente alcuni dei miei amici.
Fine dell'outing, torniamo al film.
La storia è quella degli stessi personaggi dell'ultimo bacio invecchiati di qualche anno, davanti alla prospettiva di arrivare ai 40, praticamente miei coetanei (ne farò 37 tra molto poco...).
Il problema è che in questo cazzo di film i tizi sono degli adolescenti che dinostrano 40 anni, non hanno più i miei problemi, non hanno più i miei interessi, hanno in mente solo cazzate e sono degli sfigatoni che giocano a fare i teenager fuori tempo massimo. Sono dei frustratoni che non riescono a vivere la propria età e risultano figurette patetiche senza un minimo di spessore, tutte a frignottine e risatine e sognetti del cazzo da segaioli (maschili e femminili, indistintamente).
La storiella fa cagare, ma questo è un dettaglio.
La questione è che mi sono sentito come la lepre di fronte ai fari di un tir che nella notte gli sta venendo addosso. Ho provato la visione del sublime pseudokantiana. Era talmente orrido che ne sono rimasto affascinato, talmente insulso che volevo vedere a quale punto riusciva ad arrivare (il "suicidio" di Santamaria è una delle scene più patetiche che abbia mai ardito vedere, peggio di un film porno pseudoamatoriale tedesco) e puntualmente rimanevo estasiato.
L'estasi del patetico: più in basso di così, in quel momento, ero sicuro di non potere mai più arrivare (lo so, al peggio non c'è mai limite, ma lasciatemi le illusioni). E' fantastico, è un momento in cui il Mondo si ferma e ci si inabissa nell'orrido. Tu guardi l'abisso e l'abisso ha lo sguardo vacuo e i capelli posticci di Giorgio Pasotti, ha la recitazione incerta di Stefano Accorsi, ha l'espressione monocorde di Pierfrancesco Favino, ha l'impossibilità di recitare un pianto verosimile di Vittoria Puccini, ha il modo scalcagnato di interpretare un depresso cronico di Claudio Santamaria, ha la negazione di ogni forma di attorialità di Marco Reggiani, ha l'imbarazzo nel vedere sullo schermo uno che tenta disperatamente di fare qualche mossetta senza mostrarsi implacabilmente impacciato di Primo Reggiani (ma nemmeno alla recita delle elementari...), ha l'assenza di qualsivoglia espressione di Alessandro Giannini (sarebbe perfetto come Robocop con la barba, a patto che non tolga il visore), ha l'inverosimiglianza di Sabrina Impacciatore, ha lo stridore della conzoncina di Jovanotti...
Ai titoli di coda mi sentivo rinato, ero arrivato a toccare un tipo di Nadir e mi era venuto anche un po' di sonno.
lunedì 27 dicembre 2010
Tu quoque...
Passa il Natale, passa il panzone spagnolo con gli occhialetti che più che vincere 2 trofei ne ha perso 1 e ha compromesso Campionato e probabilmente Champions, passa Cassano dalla Lanterna alla Madunina, passano le riforme dell'Università, passano le scarcerazioni (ma il mio manuale di procedura penale prevedeva la conferma dell'arresto se c'era possibilità di reiterazione del reato... che valesse solo per i reati fiscali, vista l'applicazione delle leggi da parte della sempre illuminata a giorno maggggistratura italiota?), passano le bombe ambasciatrici che non dovrebbero portare pena, passano le dimissioni fantasma della Prestigiacomo rincorsa dalle cacce agli untori, passano i soldati a Napoli a fare gli operatori ecologici, passano i terroristi somali, passa la biografia di Bush e del tizio di Wikileaks, passa la crisi del calendario chiappe al vento di Belen...
Cosa rimane?
Rimane il figliol prodigo che poteva vincere un campionato con 5-6 punti di vantaggio se avesse ascoltato tutti i discorsi del Premier premierissimo bravo papà che scarica il miglior giocatore della storia del calcio mandandolo a passare tra le libagioni brasiliane gli ultimi scampoli di una carriera da non-atleta, che, però, va dal Belfagor petrolizzato in nero e azzurro e a me vien male per come metterà in campo i reduci dai campi di lavoro spagnoli. Però rimane sempre con il ciuffo ribelle che va un po' di là e che vuole fare lo scambio tra il terzino destro per eccellenza e quello scarto di infermeria che passa sotto il nome di Kakà.
Eppoi c'è Tonino. Tonino rimane. Rimane con un agopunturista di fiducia che va a punzecchiare il deretano del mostro della Brianza per "Salvare l'Itaglia"; rimane con un operaio svizzero con la moglie che non gli dorme più la notte e allora deve passare per forza qualche anno in riva al mare della Sardegna. Rimane con il migliore discepolo, il discepolo che dovrebbe portare il suo verbo in Europa, che dovrebbe catechizzare tutti sulla bontà della carcerazione preventiva , il quale sradica fuori dal cappello la "Questione Morale nel Partito degli Onesti". Ma non lo fa per fare le scarpe al fondatore-reggente-presidentissimo-incardinante, no, sia mai, lo fa... lo fa perchè... lo fa al fine di... cavolo, non lo sa nemmeno lui, però lo sguardo intenso in camera mentre non dice un cazzo gli riesce benissimo. Tonino si incazza, quell'altro va a teatro.
Rimangono, così, un paio di Tu Quoque natalizi... che il rosso delle decorazioni natalizie alle volte ha una provenienza che è davvero sorprendente.
Cosa rimane?
Rimane il figliol prodigo che poteva vincere un campionato con 5-6 punti di vantaggio se avesse ascoltato tutti i discorsi del Premier premierissimo bravo papà che scarica il miglior giocatore della storia del calcio mandandolo a passare tra le libagioni brasiliane gli ultimi scampoli di una carriera da non-atleta, che, però, va dal Belfagor petrolizzato in nero e azzurro e a me vien male per come metterà in campo i reduci dai campi di lavoro spagnoli. Però rimane sempre con il ciuffo ribelle che va un po' di là e che vuole fare lo scambio tra il terzino destro per eccellenza e quello scarto di infermeria che passa sotto il nome di Kakà.
Eppoi c'è Tonino. Tonino rimane. Rimane con un agopunturista di fiducia che va a punzecchiare il deretano del mostro della Brianza per "Salvare l'Itaglia"; rimane con un operaio svizzero con la moglie che non gli dorme più la notte e allora deve passare per forza qualche anno in riva al mare della Sardegna. Rimane con il migliore discepolo, il discepolo che dovrebbe portare il suo verbo in Europa, che dovrebbe catechizzare tutti sulla bontà della carcerazione preventiva , il quale sradica fuori dal cappello la "Questione Morale nel Partito degli Onesti". Ma non lo fa per fare le scarpe al fondatore-reggente-presidentissimo-incardinante, no, sia mai, lo fa... lo fa perchè... lo fa al fine di... cavolo, non lo sa nemmeno lui, però lo sguardo intenso in camera mentre non dice un cazzo gli riesce benissimo. Tonino si incazza, quell'altro va a teatro.
Rimangono, così, un paio di Tu Quoque natalizi... che il rosso delle decorazioni natalizie alle volte ha una provenienza che è davvero sorprendente.
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