giovedì 13 gennaio 2011

Il Paese dei Campanelli

Ecco, anche io mi trovo a scrivere della FIOM, nonostante un raffreddore che mi uccide lentamente (come da post di ieri).

La FIOM è sempre stata particolarmente importante nella mia storia perchè mio nonno ne ha fatto parte, con mio padre si è scontrata un sacco di volte, ho parenti vari sindacalisti all'interno di essa. La FIOM fa parte del territorio dell'Azure River e vederla boccheggiare in questo modo mi fa davvero male.

Come si è arrivati a questo?

Guardiamo dietro, no, non agli anni '70, lì è troppo indietro, anche se a Landini piacerebbe, ne sono sicuro. Guardiamo all'inizio degli '80, c'è stata la marcia dei 40.000, il PCI ha preso una cantonata siderale con Berlinguer a Mirafiori, i sindacati (ma soprattutto Il Sindacato) iniziano a perdere quel potere che andrà a tagliare la scala mobile nel 1984 (con il successivo referendum esploso in faccia al PCI), che andrà a far nascere i famigerati COBAS, che vedrà la nascita di troppe PMI perchè possa intervenire all'interno di esse. Il sindacato e la FIOM-CGIL in primis, si mettono sulla difensiva, si mettono sulle barricate, con il timore di essere scavalcati a sinistra dagli autonomi.

Poi arriva mani pulite e per la FIOM-CGIL si intravede uno spiraglio, quello del cambiamento, quello di un nuovo inizio. Crollato il muro, saltate le alleanze/convenienze politiche della cd I Repubblica, compaiono dei vuoti di potere che vengono colmati dalla FIOM-CGIL. Primo passo verso qualcosa d'altro.

Il sindacato inizia a fare politica e la prima spallata in cui si nota la forza è la caduta del primo governo Berlusconi, ok, c'è stata la magistratura in supporto, ma le manifestazioni e gli scioperi hanno prodotto il risultato sperato, c'è poco da discutere.

Secondo passo verso qualcosa d'altro, in cambio della falcidia dei sindacati autonomi (vera spina nel fianco dei duri e puri), il decreto Treu passa; quello sui posti di lavoro lavoro a contratto cd "precario". Il sindacato decide di perdere volontariamente quella fetta di lavoratori.

Il terzo passo è la campagna contro le pensioni, per cui si dimostra sempre di più un "nemico dei giovani" nei fatti, per tutelare i cd "diritti acquisiti", anche se di soldi ce ne sono sempre di meno,

Il quarto è la grandissima battaglia a favore dell'art.18 che, di fatto, relega ad uno status di "lavoratore di serie B" chi è dipendente di una PMI a favore di statali e di dipendenti di grandi aziende in cui la forza del sindacato potrebbe essere "visibile" ogni giorno.

Il quinto passo che lo porta a distanziarsi da tutti i lavoratori è il non aver capito il messaggio che ha portato con sé questa crisi di cui ancora oggi non si vede bene la fine. Il Mondo è un unico, non ci si può barricare dentro al proprio "Paese dei Campanelli", al grido di "ma nei '70 facevamo così", il povero Massimini, più grande interprete contemporaneo di quell'operetta, è morto da 15 anni, bisogna rendersene conto.

I picchetti feroci, gli scioperi a sorpresa, i cortei oceanici non valgono più niente se non c'è un posto per produrre, perchè le aziende si sono spostate in posti più propizi (come il Canada per la FIAT, non il Bangladesh), dove non ci sia chi dice che "lo sciopero non è importante per quello che ottiene, quanto per la sola ragione di averlo fatto".

Un sindacato che ha fatto "altro" negli ultimi 20 anni ha una difficoltà inaudita a tornare al suo ruolo, soprattutto se c'è qualcuno che glielo sta imponendo da una posizione non politica.

Adesso la FIOM deve decidere se vale la pena perdere molti iscritti e uno dei luoghi simbolo della sua storia o certificare la perdita definitiva del proprio consenso anche là dove aveva sacrificato tutto e tutti per rimanervi aggrappata. Se la CGIL ha sempre il suo bel bacino di statali a cui appoggiarsi, alla FIOM rimarrebbero solo i pensionati.

Ma tanto che gli frega, a Cremaschi il sorrisetto sornione non mancherà di certo.

2 commenti:

SCIUSCIA ha detto...

Veramente, nemmeno quello, visto che in CGIL quando sei pensionato passi allo SPI.

Attila ha detto...

Però qualcuno mantiene la tessera della FIOM anche quando va in pensione... è commovente, per questo il duo Cremaschi-Landini mi fa incazzare.