sabato 13 giugno 2009

Lezione di Autodifesa 4

La redazione di una Lezione di Autodifesa mi impegna davvero tanto e, in questo periodo sono subbissato dal lavoro, dalla definizione in palestra e dalla piccolina nei momenti liberi. Visto che questa sera la piccolina ha deciso di dare un po' di tregua a mamma e papà e la Dolce Metà è intenta a guardare un qualcosa di orribile alla TV, io, forte del mio encomiabile senso civico, posso continuare con le Lezioni di autodifesa.

Questa sera, visto l'avvento dell'estate, tratteremo della "stagionalità" della difesa. Suppongo che quei quattro encomiabili lettori che seguono il mio blog per pura bontà d'animo stiano alzando il sopracciglio alla lettura di questa introduzione, sentenziando "i primi caldi di giugno gli hanno fottuto la scarsa rimanenza neurale, ce lo siamo giocati definitivamente", non escludendo questa possibilità, posso assicurarvi che difendersi con ai piedi un paio di scarponcini Timberland da un chilo non è equivalente a difendersi con ai piedi un paio di infradito (siamo tutti elegantoni), dall'altra parte, però, colpire qualcuno con addosso un cappotto non è la stessa cosa che colpire qualcuno che indossa una canottiera (il tamarro è sempre in agguato, è come nel secondo Alien "Sono dappertutto, escono dai muri").
Come ho già sostenuto nelle lezioni precedenti, l'efficacia deve sempre essere massima, perchè queste lezioni sono mirate a coloro che affrontano un avversario oggettivamente avvantaggiato, per cui si deve puntare costantemente al fattore sorpresa e si ha una sola possibilità, se questa fallisce, il risultato è di far incazzare e rendere di conseguenza più aggressivo l'avversario rendendolo al contempo più accorto e meno incline a lasciare parti scoperte, in parole povere: prodotti avicoli particolarmente consigliati a coloro che soffrono di diabete.

Normalmente d'estate usiamo scarpe meno pesanti con la suola in gomma, per le donne normalmente scoperte, mentre i maschietti sono normalmente per quelle "da barca", entrambe con un potenziale offensivo davvero scarso, per cui nessuno si azzardi a colpire qualcun altro di punta, nessun risultato. D'altra parte i pantaloni sono solitamente di tessuto leggerissimo, oppure corti al ginocchio, per cui non offrono nessuna resistenza, lasciando lo stico completamente indifeso alle abrasioni. Stesso discorso si può fare con il busto, che viene solitamente coperto solamente da una maglietta o da una canotta (tipo Bossi in Sardegna per capire la sobria eleganza), offrendo un bersaglio grosso e vulnerabile.

Come al solito, passiamo al caso pratico per spiegare come si può affrontare una situazione potenzialmente pericolosa durante il periodo estivo:

Questa sera la canzone di cui ci avvaleremo è "Reggae Night" di Jimmy Cliff, di cui riportiamo qui sotto il video youtbico:



Siamo fuori da una discoteca (non io che sono un onesto padre di famiglia che passa la notte a canticchiare "Highway to Hell" con i braccio la propria pargoletta nella vana speranza che chiuda gli occhi) e ci stiamo incamminando verso la macchina quando andiamo ad urtare il classico troglodita che si sta facendo l'ultima birretta in mezzo al marciapiede, facendogli cadere la bottiglia di Peroni che aveva gelosamente custodito in macchina per la tradizionale cerimonia del bicchiera della staffa come l'educazione da Lord che gli è stata impartita prescrive. Il primo consiglio è di scusarsi subito dell'accaduto, mostrandosi dispiaciuti (primo, evitare il confronto, se è possibile). Se il gentleman non accetta le scuse e avanza minaccioso, con la chiara intenzione di far valere le sue ragioni usando in modo alternativo le falangi, ci si prepara ampliando il sorriso sincero e facendo partire la musica - Reggae night -.
Il tizio si avvicina con fare sempre più minaccioso - we come together when the feeling's right - e si piazza davanti a gambe leggermente divaricate - Reggae night - proferendo un "Visto che cazzo hai fatto? Adesso ti meno" - and we'll be jammin' till the morning light -. A questo punto farà un mezzo passo in avanti cercando di allungare le mani verso la nostra direzione - Penny Reel just called -, mentre noi alziamo leggermente la scarpa corrispondente alla gamba spostata in avanti dall'avversario fino a raggiungere il centro del suo stinco - got to get my things - e con la suola in gomma premiamo dall'alto verso il basso con un gesto rapido per creare un'abrasione piuttosto dolorosa sulla sua pelle - got to catch this ride - fino a raggiungere il piede - Gotta look my best - lui istintivamente porterà le braccia verso il punto abraso, bisognerà afferrargli immediatamente la parte retrostante della base del collo - because I know there'll be mashin' up tonight - posizionando contemporaneamente la parte superiore della propria scatola cranica con il naso dell'avversario provocando un impatto - Reggae night -. In questo memento lui porterà le mani alla faccia indietreggiando - we come together when the feeling's right - lo si colpisce con una gomitata frontale allo sterno/bocca dello stomaco dal basso verso l'alto - Reggae night - per poi prendere il bavero e/o le spalline della canotta per trascinarlo tirando verso di noi fino a portarlo a terra - and we'll be jammin' till the morning light -. Una volta a terra, colpirlo o con la suola piena mirando alla testa e alle braccia - You will find it happens only once a year - oppure utilizzare il tallone per colpire la schiena crercando di centrare la parte sottostante le scapole - So don't miss out - fino a rendere totalmente inoffensivo l'avversario - on this fashion here -

A questo punto lasciare qualche euro per risarcire il malcapitato della sua perdita birrata e chiedergli se anche lui è preoccupato per questa ondata di calore che ha colpito la penisola.

3 commenti:

essere disgustoso* ha detto...

big respect for all the reggae music ma... effettivamente, con il jimmy cliff degli anni '80 è molto facile rischiare qualche pugno...

consiglio più, ad esempio, toots and the maytals o max romeo. oppure un po' di dub: almeno lo prendi per mal di testa...

saluti,
ed*

Attila ha detto...

La musichina allegra non va cantata, ma deve fare da "colonna sonora interiore" per dare quel tocco da psicopatico in più che fa sì che l'avversario non voglia più riprovare ad attaccare briga e che eventuali soci dell'amico siano dissuasi dall'intervenire. Il tutto è spiegato succintamente in "Lezioni di autodifesa 1".

essere disgustoso* ha detto...

io, nei locali, come colona sonora interiore, ho "finchè la barca va'". sì, forse dovrei passare ai mastodon.