Domenica sera ero con la bimba dai genitori della Dolce Metà a cena e cercavo di farla addormentare, mentre la Dolce Metà era in altre faccende affacendata.
Il padre delle Dolce Metà alla TV guarda solamente RAI3, i telefilm tedeschi di Rete4 e i telefilm inglesi di La7, l'altra sera toccava a Rai3, perchè su Rete 4 c'era Walker Texas Ranger e su La 7 Otto e mezzo (che con la Gruber è diventato due labbra e un ciuffo, ma lasciamo perdere).
C'era Fazio (e i bambini fanno ooooh) assieme a Franca Rame e a Dario Fo, per presentare l' autobiografia della arzilla "attrice" con le illustrazioni plasmate dalla manina santa del premio Nobel 1997 (come citato sul suo blog) "Figura preminente del teatro politico che, nella tradizione dei giullari medioevali, ha fustigato il potere e restaurato la dignità degli umili" (non mi invento niente, c'è scritta sull'intestazione del blog e mi sa tanto che è la spiegazione con cui quei 4 rimbambiti degli accademici di Svezia -che poi avrebbero dato il premio anche a Troy MacLure Al Gore e al rincoglionito che ha inventato la formula che avrebbe portato ai sub prime- hanno assegnato il premio). A qualsiasi cagata dicessero c'era il bravo Fabio che si sbellicava e gli applausi del pubblico partivano alla cazzo, senza che fosse nemmeno terminata la battuta precostruita (a loro favore non sembravano leggere dal gobbo come Obama nella serata di Gala in cui ha fatto lo spiritoso, per lo meno). Il compito Fazio aveva la lingua talmente stressata dal lavorio, che avrebbe potuto fare la pubblicità dei Rotoloni Regina senza bisogno di carta. I due arzilli continuavano imperterriti a sparare patetiche boiate a ripetizione con sullo sfondo uno schermo che proiettava dei disegnini fatti dal Maestro che avrebbero dovuto rappresentare le fasi salienti del libro, ma risultavano il prodotto di un bambino al secondo anno delle elementari con problemi di apprendimento e con la mano non troppo ferma, ma in ogni caso "Geniali"... ok, tutto sta a definire il Genio... il Genio Guastatori al massimo...
Dai che vi faccio vedere i primi 10 minuti (in pratica la testimonianza che non sto sparando cazzate), c'è talmente tanta lingua che si smulina che nemmeno nel miglior film lesbo in circolazione si vedono tante leccate tutte concentrate in così poco tempo (spero solo che Blogger non mi censuri, perchè i contenuti diventano troppo rated xxx):
Non ho il coraggio di postare anche la seconda e la terza parte... non si sa mai che ci siano anche i più piccoli che vengono su questo blog e poi mi trovo sulla coscienza il trauma infantile....
In ogni caso questa è la presentazione di Panorama:
“È ora che Franca cominci a recitare, oramai è grande”. Franca Rame aveva allora tre anni, era un soldo di cacio allegra e intelligente, e già cominciava la sua grande carriera artistica e la sua vita piena di momenti belli e brutti, di successi in palcoscenico, di sorprese, di passioni: quella che nella sua autobiografia (scritta insieme all’inseparabile Dario Fo) lei definisce “Una vita all’improvvisa”, come è il titolo del volume edito da Guanda e come “all’improvvisa” era definito il teatro che facevano i suoi familiari, attori “scavalcamontagne” da molte generazioni; un teatro che avrebbe portato lei fino a diventare senatrice della Repubblica e lui a guadagnare il Premio Nobel per la letteratura. Il libro è un lungo racconto dettato, più che scritto, che tiene conto delle scansioni teatrali, poiché è tratto dai racconti che la stessa Rame (e in parte Dario Fo) hanno fatto tante volte in palcoscenico. Come un libero gioco teatrale, la storia di Franca Rame comincia da lontano: una vita stracolma di esperienze che suo marito Dario, il figlio Jacopo, gli amici l’avevano ripetutamente invitata a raccontare, senza riuscire a vincere le sue resistenze.
Finché un giorno Dario, aprendo un cassetto, incappa in una grande busta di appunti. Curioso, di nascosto si fionda nella lettura: storie che raccontano di Franca bambina, della sua straordinaria famiglia di attori, le cui origini risalgono a cinque secoli fa, della corriera chiamata Balorda con cui si spostavano di piazza in piazza, dell’incontro con Dario, della loro vita e del loro lavoro teatrale comune, del successo di pubblico e della tormentata vicenda in Rai, che censurò il loro spettacolo, e dell’impegno sociale e politico, con spettacoli di denuncia - dalla corruzione alla mafia, dal golpe cileno alla morte di Pinelli - delle battaglie, dello stupro subito, fino all’impegno come senatrice.
“Adesso provaci un po’ a raccontarmi che non ce la fai a scrivere le tue storie! Queste cosa sono?!” le dice Dario sbattendo sul tavolo il malloppo. Discutono, litigano con accanimento, poi Franca sbotta: “E va bene, ci sto! Mi impegno a fame uno scritto da teatro… perfino un libro se vuoi! Però pretendo che tu mi dia una mano pensando alle cento che ti ho dato io!”. Dario fa una risata e come un fulmine si mette a lavorare. Non smette
per due mesi filati e alla fine il libro è pronto.
Quanto è difficile per un ufficio stampa mettere assieme tante patetiche cazzate per una presentazione?
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7 commenti:
'la Gruber è diventata due labbra e un ciuffo' Hahahaha, geniale!
Questo mi e' proprio piaciuto, me lo sono gustato riga per riga.
Tu pensa che Dario Fo da giovane era nei Repubblichini di Salo'. Ma non ha fatto molta fatica a cambiare schieramento, il grado di idiozia era pressoche' uguale in entrambi.
Gli uffici stampa sono gestiti da analfabeti con meno idee di Emilio Fede. Te lo dico per esperienza diretta.
PS Attila, non vedo divani qui, ma, ehi, c'e' un portaombrelli....
Ciao
Upppps... allorav scusati con il vicino che avrà un bel divano color "effetto ultimo video dei Depeche Mode"...
Anche nella Multinazionale Bastarda abbiamo l'obbligo di avere un ufficio stampa nazionale per i siti industriali e uno per i siti commerciali... e, spesso, mi trovo a fare il correttore di bozze/maestrino con la penna rossa perchè scrivono come delle scimmie affette da cefalea cronica.
Per quanto riguarda i coniugi Fo, al di là del salto costante e continuo di barricata risibilmente motivato che ha contraddistinto tutta la loro vita, a me fa impressione la claque che hanno sempre dietro. Mi sembra di vedere i vecchi sketch di Petrolini, in cui faceva Nerone, nei quali non poteva iniziare nemmeno a parlare che qualcuno urlava "Bravo", i due Fo, basta che dicano "Buona sera" e tutti si sbudellano... è impressionante.
Fo è stato fascista durante il fascismo e antifascista negli anni dell'antifascismo, antiberlusconiano da quando tale posizione è diventato di tendenza nell'ambito dell'intellettualismo di sinistra: un individuo omologato e falso che per anni non ha fatto altro che accodarsi al carrozzone dell'ideologia del vincitore (o, ultimamente, all'ideologia più redditizia). Ma questo, in fondo, è perfettamente con quello che da sempre è stato il ruolo del giullare di corte.
Fo ha mentito sui suoi trascorsi, li ha negati e ha cercato di occultarli minacciando e denunciando chi scriveva la verità sul suo conto (vedi la denuncia contro il settimanale "Il Nord"). Inoltre, non si è mai "ravveduto": non ha mai chiesto scusa ai parenti delle vittime per le sue azioni; ed il massimo del ridicolo lo raggiunse quando non potendo più negare, cominciò ad affermare che si era arruolato per fare il doppio gioco e che stava con i partigiani.
Ma la sentenza (mai appellata, quindi definitiva) del 1979 dice cose ben differenti: "E' certo che Fo ha vestito la divisa del paracadutista repubblichino nelle file del Battaglione Azzurro di Tradate. Lo ha riconosciuto lui stesso - e non poteva non farlo, trattandosi di circostanza confortata da numerosi riscontri probatori documentali e testimoniali - anche se ha cercato di edulcorare il suo arruolamento volontario sostenendo di avere svolto la parte dell'infiltrato pronto al doppio gioco. (...) Ma le sue riserve mentali lasciano il tempo che trovano (...) Deve ritenersi accertato che delle formazioni fasciste impegnate
nell'operazione in Val Cannobina facessero sicuramente parte anche i
paracadutisti del Battaglione Azzurro di Tradate. (...)
Non è altrettanto certo, o meglio è discutibile, che vi sia stato impiegato Dario Fo. Ma (...) la milizia repubblichina di Fo in un battaglione che di sicuro ha effettuato qualche rastrellamento, lo rende in certo qual modo
moralmente corresponsabile di tutte le attività e di ogni scelta operata da quella scuola nella quale egli, per libera elezione, aveva deciso di entrare. (...) E' legittima dunque per Dario Fo non solo la definizione di repubblichino, ma anche quella di rastrellatore".
In questo caso ammetto la mia ignoranza... credevo fosse un imboscato qualunque, non un parà...
Il premio Nobel mi riserva sempre qualche nuova sorpresa...
Ehi, ehi, ehi!
Come non citare il simpatico Giorgio Bocca, che con grande disinvoltura, dopo aver SOTTOSCRITTO E CERCATO DI MOTIVARE LE LEGGI RAZZIALI, divenne il coglione dei giorni nostri?
@Attila: LOL, d'accordo, mai piu' Depeche.
Comunque, anche 'scimmie affette da cefalea' non era male. Ed e' la verita'.
Rinnovo i complimenti per il post.
@Blumfeld: molto interessante. Io sapevo la storia a grandi linee, ma quello che scrivi non fa che confermare quanto ho sempre pensato. Dario Fo e' uno squallido ipocrita e a questo punto anche i suoi meriti artistici, tali o presunti, passano in secondo piano.
Fra l'altro, quando facevo il giornalista di provincia per un giornale di provincia, mi capito' di intervistarlo e ti assicuro che l'uomo e' borioso, egomaniaco e spocchioso.
Un vero repubblichinio di Salo' insomma
saluti
Fazio fa così con tutti, anche con la muffa.
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