venerdì 9 luglio 2010

Ivica Surjak


E siamo arrivati a due giorni da quella che un tizio con la barba e grossi problemi derivanti dalla senilità definirebbe finale antistorica del Sudafrica.

Oggi parlo di Surjak, lo jugoslavo dell'Udinese, sì, perchè nel 1982 nessuno, di qua dal confine, si immagina che da lì a 10 anni sarebbe scoppiata la più sanguinosa guerra dalla fine del secondo conflitto mondiale in Europa, che adesso è croato, mi sa che potrebbe arrivare un bel pugno sul naso se uno gli desse dello "jugoslavo".

Surjak è quello che si potrebbe definire una vittima delle circostanze, ma andiamo con ordine.

Siamo nell'estate del 1982, finiti i mondiali, Dal Cin, che è uno furbo, il classico maneggione che cade sempre in piedi, non contento di vedere un'Udinese sempre sull'orlo del baratro della B (e se non ci fosse stato lo scandalo totonero, in B ci sarebbe finita con entrambi i piedi nel 1980), dopo aver preso Causio, Pancheri e Muraro l'anno prima, quest'anno vengono acquistati anche Virdis, Pulici, il brasiliano Edinho e quel lungagnone di Surjak.

Acquisto importante Surjak, uno che arriva dal Paris Saint-Germain (come da unica foto trovata, sgrunt!), uno che da mezz'ala in una stagione mette dentro 16 palloni.

Udinese vuol dire serie A, vuol dire confrontarsi con i Campioni del Mondo, tutti i campionissimi stranieri fanno la fila per venire a giocare nel Campionato più Bello del Mondo: Falcao (che gioca a Roma già da un paio di stagioni), Platini, Boniek giusto per fare qualche nome.

Poi è una società che si sta strutturando, che tra Mazza e quel volpone di Dal Cin, tirano sempre fuori qualche coniglio dal cappello.

Surjak gioca bene e tutti lo notano, l'Udinese non va male, anzi, però. Però, ecco, qui entra il però, quella stupida congiunzione che può mangiarsi una carriera. Surjak prende troppe traverse e vale a poco che il mister Ferrari vada a misurare le porte dello Stadio Friuli e scopra che sono 4/5 cm più basse del consentito. L'Udinese arriva sesta, gran bel risultato quel sesto posto in campionato, che se non porta all'Europa è un buon viatico per l'anno successivo.

L'anno successivo, grandi ambizioni per l'anno successivo, che si può puntare ad andare in Europa.

Qui ci mettiamo un altro bel però, ma uno di quelli grossi. Perchè Mazza e Dal Cin, il gatto e la volpe, hanno in mente quel colpo che sembra impossibile, che è ridicolo solo da pensare: portare a Udine Arthur Artunes Coimbra detto Zico, il più affermato fantasista del momento (Maradona è troppo giovane, Platini non è un fantasista).

E' un colpo talmente incredibile che neppure la FIGC ci crede e chiede da dove possono spuntare tutti i soldi da dare al Flamengo per l'acquisto di Zico, per cui blocca l'operazione. Tumulti di piazza, nasce il mito che eccheggia ancora oggi in tutto il Friuli del "O Zico o Austria" (non mi invento un cazzo, da qualche parte sono rimaste ancora le scritte sui muri fatte all'epoca).

Ivica rimane sospeso, sospeso perchè non lo si può mandare via, perchè se poi Zico non è tesserabile che si fa? Si gioca senza la mezz'ala? Nemmeno pensarci a un'eventualità del genere.

Così Surjak aspetta. Certo, il confronto con Zico è impietoso, ma in quel momento lo sarebbe per chiunque. Zico è un mito, è l'uomo che agita le folle, che fa sognare tutti i tifosi del globo, chi non vorrebbe avere Zico nella propria squadra, Zico è colui contro il quale un portiere, se ha una punizione dal limite in cui Arthur sistema il pallone, si prepara già mentalmente ad andare a raccogliere la palla in fondo al sacco, che non c'è proprio nulla da fare.

La FIGC cede, perchè la pressione oggettivamente è troppa, concede il via libera a Zico.

Così Surjak si ritrova a giocare l'ultima partita con le zebrette friulane contro la sua Hajduk di Spalato (di cui diventerà dirigente), con la staffetta tra il primo ed il secondo tempo tra lui e Zico.

In quel momento c'è il passaggio tra due epoche per Udine calcistica e Surjak, bravissima persona, è la vittima sacrificale, colui che si deve immolare affinché si produca il cambiamento. Lo fa con professionalità, non si scompone nemmeno un attimo, ringrazia tutti e saluti, perchè contro il fato e la natura è impossibile combattere. Che recriminazioni si possono avere verso qualcuno che all'amichevole successiva porta la squadra a vincere contro il Real Madrid (che è come il Real Madrid odierno, solo che vince anche le coppe e i campionati, tanto per intenderci) con un gol ed un assist?

Starà fermo un anno, che è un tempo davvero lungo per un calciatore, per poi raggiungere l'allenatore che misurava le porte (Enzo Ferrari) al Saragozza, dove la stagione sarà segnata dagli infortuni, il ritiro negli Stati Uniti per giocare a calcetto e, dopo tutto questo, la guerra che lo porterà ad essere definito non più jugoslavo, ma croato.

Sugli spalti dell'ultima partita di Ivica c'è anche il piccolo Attila, che l'Ingegnere lo porta perchè vuole vedere come gioca Zico dal vivo, perchè quella sera non è di preparazione precampionato, per cui si può andare a guardare il calcio, dopo essersi preparati a giocarlo (perchè il piccolo Attila va con l'Ingegnere e se ne sta a palleggiare sul muro e a tirare un po' di rigori ai portieri mentre l'Ingegnere dirige la squadra, il ruolo di mascotte proprio non lo vuole). Quando entra Zico ed esce Surjak c'è un applauso fragoroso per l'uscente ed un boato assordante per l'entrante, il giovane Attila resta affascinato, ma quando si desta dallo stupore, si gira e chiede all'Ingegnere che fine farà Suriak e l'unica risposta che riceve è un lapidario e distratto "Non lo so, guarda che dribbling", in quanto sta già seguendo i movimenti dell'asso brasiliano. L'imberbe Attila segue il consiglio dell'Ingegnere e lascia che Ivica raggiunga gli spogliatoi o si inabissi all'interno della panchina (onestamente non lo so), trascinato da tutte quelle circostanze che gli faranno concludere a breve la sua carriera nel calcio giocato.

2 commenti:

essere disgustoso* ha detto...

mai sentito.
"o zico o austria": ahahahah!!! bellissima!


ps
platini non era un fantasista? non ho visto una sua partita per intero e se lo dici tu ti credo ma è sconvolgente.

Attila ha detto...

Era su tutti i muri del Friuli, c'erano stati anche interventi parlamentari e ne aveva parlato anche il TG2 (non il TG1, perchè era una notizia troppo rivoluzionaria)

Platini era più un regista, anche se segnava davvero tanto. In pratica giocava una decina di metri più indietro, anche se un po' più avanti di Falcao.

Siamo in un periodo in cui la tattica è un po' confusa, oppure, vista dal punto di vista positivo, è talmente varia che i ruoli si confondono.