martedì 6 luglio 2010

Luther Blisset


Intanto faccio una premessa: non si tratta di questi, i 4 fessi che si sparano tonnellate di pose del cazzo solo per sentirsi alternativi, irriverenti e innovativi, ma che alla fine sono solamente dei minkioni.

Io parlo veramente di Luther Blisset, sì quello della foto, quello che Giusy Farina comprò nel lontano 1983 su consiglio del suo giardiniere inglese, secondo quanto poi avrebbe dichiarato in seguito, oppure, molto più probabilmente, perchè gli osservatori lo avevano confuso con John Barnes, suo compagno di squadra nel Watford, che tanto era nero oscuro uguale. Questo era il mercato dei primi anno '80, dove tutti i presidenti si trovavano al Forte Crest per scambiarsi le figurine, per sentire frasi come "C'è chi può e chi non può, io può", in cui sembrava potersi sentire l'odore degli spaghetti al sugo e i sogni viaggiavano liberi come l'aria, che tanto non è che si conoscessero i giocatori così come oggi, o meglio, ci si immaginavano meno brocchi portati in giro da biscazzieri senza scrupoli che lucravano sulla dabbedaggine dei "paroni".

Poi Luther era nativo della Giamaica, chi cazzo aveva mai visto un calciatore giamaicano. Sì, c'erano un sacco di giocatori di colore già all'epoca, c'era Geronimo Barbadillo, c'era Juary, ma erano tutti sudamericani, nessuno arrivava dalla Giamaica (anche se con passaporto inglese).

Il motivo più importante è che ho visto giocare la sua ultima partita in Italia: Udinese - Milan, finita 2 a 1 per i rossoneri con assist di Blisset.





Mettetevi comodi che inizia il flashback, dopo aver sentito Paolo Valenti.

E' una calda mattina di maggio dell'84, i campionati minori, dove l'Ingegnere allena dopo essersi ritirato dal calcio giocato a oltre 40 anni di età, sono finiti, per cui non ci sono problemi ad occupare la domenica pomeriggio fuori dalla panchina per lui e giù dalle tribune di un qualsiasi campo sportivo del nord est per me, che il calcio è una religione e bisogna officiare tutti i riti, perchè io scendo in campo al sabato pomeriggio e l'Ingegnere mi urla qualsiasi cosa (molti improperi quando sbaglio uno stop o non salto bene di testa) dagli spalti, che sarò pulcino, ma sono stato cresciuto per lottare su ogni pallone.


Si va a Udine e c'è la ressa agli sportelli, ma un posto tra i Distinti lo si recupera in ogni caso e si entra assieme alle squadre, che poi ci salutano, perchè sono gentili.


Luther si prodiga, compie anche una semirovesciata che fa finire il pallone dalle parti della tangenziale, lo sa che è la sua ultima partita con la scritta Cuore sul petto, ricorda che al derby si è mangiato un gol che probabilmente sua nonna paraplegica avrebbe messo dentro, però lotta, lotta, davanti ha Arthur Artunes Coimbra detto Zico, la leggenda del calcio samba.


I tifosi del Milan sembrano provare una certa simpatia per quel centravanti che fa molte cose bene, ma poi sbaglia il finale, che è ciò che conta; il pubblico dell'Udinese ride, ma sembra ridere con Luther, piuttosto che di Luther, perchè tutti capiscono che quel ragazzone vorrebbe fare, ma gli manca sempre quel qualcosa che ha fatto sì che segnasse solamente 5 gol in tutta la stagione.


Secondo l'Ingegnere Blisset non sarebbe nemmeno male, perchè i movimenti ce li ha, peccato che, caspita, non riesce a vedere la porta nemmeno con un osservatorio astronomico; però il gioco è bello, ci sono i cambi di fronte, in fondo è una partita per il sesto posto che non significa niente, perchè in Europa ci andrebbero le prime tre, ma, visto che la Roma ha vinto la Coppa Italia, ci vanno le prime quattro (la Fiorentina terza, insieme all'Inter quarto).

Si batte, me lo ricordo come fosse adesso, certo che si batte, ma la palla gli scivola dappertutto, è come se avesse una vita propria e non volesse farsi toccare da Blisset, sembra che sia razzista e voglia escludere il giocatore di colore dal gioco.

Luther è più forte del pregiudizio razzista e di testa, dopo uno sbilenco cross di Verza, riesce a servire Battistini l'assist per il 2 a 0.

Non sono milanista, anzi, ma quel gol mi riempe di gioia, perchè sento che è un momento epocale, l'ultimo contributo di Blisset al campionato italiano.

Alla fine rimangono i discorsi di Mazza, presidente dell'Udinese, al megaschermo (il megaschermo Cosmos è un'attrazione favolosa, ricordiamoci che siamo nella prima metà degli anni '80) sulla volontà degli spettatori di mantenere Zico in terra friulana sottoscrivendo un abbonamento, in cui si sente un bel "Mazza Vaffanculo" urlato da qualche spettatore dalla tribuna coperta.

L'estate sarebbe arrivata portandosi gli Europei di Francia, a cui l'Italia non si era qualificata, che sarebbero ricordati per i calzoncini strappati di Preben Elkjaer Larsen e per il grande protagonista Le Roi Michel che avrebbe alzato la coppa al cielo.
E Luther Blisset sarebbe tornato a giocare a Watford mantenendo il soprannome di "Missit" nonostante la tripletta al Lussemburgo nella nazionale dei tre leoni (ma tacciamo delle caterve di goal sbagliati che avrebbero mandato in bestia Bobby Robson)

8 commenti:

Supermiagolator ha detto...

Sniff sniff, Blissett è uno di quei giocatori che ti segnano. Dovresti dedicare un post anche a Marco Pacione, altro indimenticato goleador del periodo.

essere disgustoso* ha detto...

blisset è uno dei bidoni più famosi.

quelli più importanti della mia epoca sono senza dubbio kazuyoshi miura e darko pancev.

il più illustre, senza dubbio bergkamp -eggià, negli anni '90 l'inter l'ha fatta da padrone riguardo gli aborti del calcio.

oh, e saadi gheddafi, ahahah!!!

none ha detto...

io non sono un tifoso, pur provenendo da una famiglia di tifosi gobbi duri e puri, (mio nonna era madrina del club juventus del suo paese e non scherzo!!).
quindi volente o nolente io nelle discussioni calcistiche ci sono cresciuto.
Però questi tuoi racconti mi piacciono, quel sapore di amarcord...
ciao.

Attila ha detto...

@Super: Purtroppo fino a venerdì ho già altri giuocatori in lista... anche se Pacione... in futuro arriverà anche Pacione. In effetti un giocatore che ti segna perchè non segna è davvero segnante!

@ED*: Al di là di Pancev, che oltre a non segnare non riusciva nemmeno a passare la palla, Bergkamp no, dai, l'Inter con lui ha vinto 1 coppa Uefa (forse + per merito di Jonk in quel caso).

@Left: In effetti, sono pretesti per squarci di memoria della tarda infanzia segnata dalle figurine Panini e dal celocelomanca!

essere disgustoso* ha detto...

io di bergkamp ricordo punizioni dal limite dell'area direttamente in fallo laterale. roba difficile, eh.

Attila ha detto...

Io il cuor "non troppo" di leone... damerino cacasotto...

Anonimo ha detto...

Mamma mia il "e nigròu"! (come lo chiamavano affettuosamente i tifosi del milan nell'estate dell'83, pregustando gol a grappoli)
Nel febbraio 84 andai a vedere la mia prima partita in assoluto a s.siro, Milan-Juve: ricordo ancora bene le 3 pere di platini-boniek-vignola, così come i milanisti ricordano il gol che Blisset sbagliò a credo un metro dalla porta...
Però in fondo gli volevano bene: come dici tu, si impegnava tanto ma proprio non poteva fare di più.
Per chi l'ha visto rappresenta il sinonimo per eccellenza di "bidone".

baronerozzo

Attila ha detto...

@baronerozzo: Io considero più bidone un Pancev che, oltre a non segnare nemmeno per sbaglio, se ne sbatteva altamente di ciò che gli succedeva attorno...