Allora, come i 4 gatti che seguono il mio blog hanno notato (o forse no, ma dai, non distruggete anche le ultime illusioni), sono riuscito a fare una settimana di vacanza.
La vacanza con la Piccolina vuol dire portarla al mare, nella seconda casa dei miei a circa mezz'ora scarsa di macchina dalla magione (dotata però di Sky HD, che con l'inizio dei Mondiali acquista un nuovo significato), andare la mattina dalle 8 alle 11 in spiaggia, fare la spesa per comperare la verdura fresca per lei (da cucinarsi successivamente), cuocere il tutto evitando gli schizzi ustionanti, farla mangiare, cercare di mangiare con lei che chiede il cibo che i genitori stanno mangiando attraverso urla belluine, guardare la prima partita della giornata, mandarla a nanna, guardarsi la seconda partita della giornata, uscire alle 6 per tornare in spiaggia o in piscina (la suddetta casa è in un complesso dotato di piscina) fino alle 8, tornare a casa, cucinare evitando l'olio del soffritto sugli avambracci, farla mangiare, cercare di mangiare con l'ulteriore handicap dell'inizio della partita in prime time e alle 10 metterla a letto sperando che dorma e vien da sè che non accade spesso che si addormenti al primo colpo.
Dopo una settimana di questa routine, la Dolce Metà iniziava a maturare una sorta di febbrile attaccamento verso i coltelli da carne, con inquietanti soppesature degli attrzzi per provare se erano utili al lancio, soprattutto mentre voltavo la schiena. Per preservare la mia integrità fisica, perchè Lorena Bobbit non è un personaggio di fantasia, il sabato sera decidevo, sotto una pioggia battente, di prenotare in uno dei ristoranti fighetti del luogo, uno di quelli, in pratica, dove c'è il cameriere pronto a versarti l'acqua ogni volta che il bicchiere raggiunge una quantità inferiore ai 5 cl.
Io, nella mia ingenuità, quando uscivo a cena in questi posti, guardavo con una certa sufficienza i padri alle prese con i marmocchi vocianti che facevano diventare una cena sventraportafogli una lenta discesa nell'abisso del cibo volante, provando addirittura moti di sincera simpatia, per quegli uomini alle prese con ilm tentativo di ingurgitare una qualsiasi cosa senza cadere preda delle manine prensili dei virgulti.
Io, a quei tempi, ero lì con la camicia Ralph Lauren (occhio che qui c'è la pseudo citazione dal mio autore preferito, una virile stretta di mano a chi lo indovina, che non posso permettermi altro perchè il portafoglio è già stato sventrato sabato) linda su completo Hugo Boss grigio chiaro con scarpe Prada che compativo questi poveri diavoli con le camice che avevano assunto tutti i colori con sfumatore marroncine possibili, sudati, con i pantaloni striati da acqua mista a cibo e le scarpe che ravanavano in un putrido guano appena sputato dal pargolo vociante.
Sabato la mia polo (le camice sono bandite con la Piccolina, se non voglio trovarmi tutti i bottoni centrali sul pavimento in tempo reale) Polo color nero ha conosciuto subito l'olio presente sul tavolo, assieme ad un bolo di pane che la Dolce Metà aveva infilato a tradimento (mio) nella bocca della Piccolina, tanto che il cavaliere ha mollato lì tosto il cavallino e mi ha mandato a cagare, mentre i due cavalli che tirano nel marchio dei jeans Levi's (i completi sono banditi, perchè non posso diventare lo sponsor dell'associazione lavanderie della Regione), dopo circa 30 minuti si sono voltati, mi hanno fatto pat pat sull'anca e si sono messi a ridere per la quantità (e probabilmente la qualità) di sugo e polentina che avevo ricevuto sulle ginocchia (perchè io volevo che mangiasse solo la polentina, mentre la Piccolina voleva mettere anche le mani nel sugo del brodetto e... spero abbiate capito, sono troppo scosso per raccontare), mentre le Timberland estive, all'arrivo del secondo piatto, potevano considerarsi disperse in una palude di bolo lanciato a terra, con tripudio di urletti, dalla pargoletta, tanto che pareva che uno dei due alberelli stesse germogliando.
Insomma, mi sono accorto di essere passato dall'altra parte della barricata e, in fondo, non posso che confessare di divertirmi più adesso ad essere attore nel dramma della cena con zavorrina tonante, rispetto a prima in cui ero un semplice spettatore pagante.
Ovviamente il proprietario del suddetto ristorante non ha avuto nessuna pietà per le mie condizioni "vestitive" quando mi ha presentato il conto, procedendo allo sventramento del portafogli, con tanto di risatona finale dell'omino sulla carta plastificata.
lunedì 21 giugno 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
7 commenti:
Pur con tutti gli elogi per chi fa altrimenti, dinanzi alla scelta tra la paternità e le cave di Marcinelle non avrei un soffio di dubbio.
Bentornato!
B.E. Ellis.
Per curiosita', la Dolce Meta' come si veste? Com'e' ridotta lei? O riesce a mantenere una certa dignita'?
Io sono ancora senza figli e fino a poco tempo fa evitavo di andare in ristoranti frequentati da famiglie con figli piccoli. adesso invece penso che hanno ragione, e che i marmocchi sono simpaticissimi.
Bentornato.
bixx
Bixx mi ha fregato!! Bret Easton Ellis, comunque, magari un occhiolino ci scappa lo stesso. A me di solito infastidiscono le compagnie coi figli allo stato brado che corrono urlano rompono le palle agli altri. Invece le situazioni tipo la tua, con i genitori che tentano invano di tenere la situazione sotto controllo e i bimbetti che fanno il cazzo che vogliono, mi mettono tenerezza e mi fanno ridere e mi fanno aumentare la voglia di diventare mamma. Non che ne abbia bisogno, di aumentarla :(
Mi ricordo quando lavoravo in un agriturismo e dovetti tenere a bada tipo 10 bambini/e che molto allegramente si rincorrevano attorno ad un tavolo lanciandosi posate mentre i genitori in un'altra sala facevano finta di nulla....
Erode mi apparve in una luce diversa.
Ellis ovviamente.
Le mutande di Calvin Klein pero' sono in "less than zero".
Piace molto anche a me.
Anche Mc Inerney e' in gamba.
Yossarian
ogni volta che fai un post sull'essere genitori aumenta il mio istinto di maternità.
ho fatto proprio bene a prenotare quel cambio di sesso, per settembre.
in fede,
loretta
(fronte popolare di giudea)
@lamb-O: In effetti, alle volte un po' di miasmi sono più salutari.
@Bixx: Complimenti, hai vinto una virile stretta di mano.
La serata era dedicata alla Dolce Metà, per cui ce l'avevo solo io sulle ginocchia la Piccolina, lei ne è uscita immacolata. Polo della Fred Perry viola (abbinato al maglioncino in cotone Lacoste biancom con inserti viola), pantaloni sotto il ginocchio Max Mara bianchi con sandali Gant (lamentandosi del freddo)
Comunque il ristorante non è propriamente per famiglie, anzi, è uno di quei ristoranti in cui si porta la fanciulla alla seconda o terza uscita per farle sfilare le mutande istantaneamente all'uscita (non alla prima, perchè è inutile farsi sdrenare il portafoglio se poi si capisce che quella è una con il mutandone rinforzato), difatti i camerieri sempre pronti al rabbocco del bicchieri, mi guardava con un misto di compassione e pietà.
@Anna: Complimenti anche a te.
La Piccolina, quando siamo al ristorante, vuole assolutamente stare in braccio ad uno dei genitori, non c'è, ahimè, alcuna bravura.
@Left: in effetti, alle volte è difficile da condannare...
@Yoss: Ho letto solo Bright Lights, Big City di McInerney e mi è piaciuto un sacco.
@ED*: non è che poi, a settembre, arriva "un autunno malinconico senza te" (anche questa è una citazione)...
;-)
Posta un commento